Viviamo in tempi assai strani, affascinanti certo, ma in effetti confusi, perché relegati in una sorta di limbo indecifrabile tra vecchio e nuovo, tra passato e futuro. Il presente è per questo mutevole e sfuggente, imprevedibile perché sconosciuto, alimentato ogni giorno da un’acqua digitale, le cui gocce 1 e 0 codificano ogni cosa in interminabili stringhe.
Tutto si muove in rete, tra connessioni sociali capaci di allungare in modo esponenziale la gittata di ogni idea, superflua o geniale che sia. Tali innovazioni comunicative e divulgative hanno di fatto stravolto la nostra vita e della nostra vita ogni interazione, intenzione e talento si è adattato per sfruttare quanto più possibile le nuove opportunità.
Così, nel giro di qualche anno, abitudini e strategie si sono rinnovate per sopravvivere e le dinamiche di mercato di ogni attività si sono intrufolate a forza dentro i cavi stretti del web, trasformando qualsiasi competenza in cifre e qualsiasi credito in visualizzazioni. Ormai non conta più la storia di un uomo, contano solo i numeri che ne attestano e che ne celebrano il consenso.
Affascinato da questa giostra eccitante, anche io ho apprezzato e creduto in tali possibilità, sebbene amareggiato dall’inevitabile appiattimento che ne consegue, investendo tempo, energia e denaro per far lievitare il contatore che monitora la mia attività artistica, puntando su quei mezzi di comunicazione per eccellenza, oggi identificabili in Facebook e YouTube, che per qualsiasi internauta pare attestino la competenza e il talento di un individuo.
Non nego certo che le sporadiche soddisfazioni strappate a questo mondo virtuale non mi abbiano eccitato, ma mi hanno sempre lasciato un sapore amaro in bocca, perché conscio della natura fuggevole e caduca di queste piccole vittorie e dei mezzi usati per ottenerle. In fin dei conti sono solo numeri!
È che quando sei vittima di un’ingiustizia, anche le cose più effimere appaiono prioritarie! Così, quella sensazione di disgusto già provata per Wikipedia e la sua “libera” enciclopedia (leggi “Lo strano concetto di libertà di Wikipedia”), la riassaporo rinnovata oggi, considerata la tonnellata di sterco che sono costretto a mandare giù a causa di YouTube e delle sue nuove norme di policy violation.
Venerdì scorso, gli ultimi 31 video che ho realizzato, più di 25.000 visualizzazioni, quasi un anno di lavoro e di promozione, sono stati spazzati via dal mio canale senza alcun avviso. Così, in un attimo! Un vero disastro, considerati i tempi. Niente più video, dunque niente più link promossi con campagne più o meno costose, niente più condivisioni fatte da altri utenti. Niente di niente. Non esiste più nulla!
Tags ingannevoli. Questo è la motivazione. Certo, perché taggare un video di chitarra acustica con tags come “acoustic guitar”, “music”, “live” risulta parecchio ingannevole! Sarcasmo a parte, anche volendo comprendere una politica il cui scopo dovrebbe essere la tutela di diritti e immagine, com’è possibile cancellare in questo modo il lavoro di una persona senza dargli neppure la possibilità di modificare eventuali errori, magari commessi a sua insaputa?
Sarebbe stato di certo più logico e meno traumatico avvisare tutti gli utenti con un messaggio chiaro riguardante le nuove politiche e i nuovi criteri a cui allinearsi, per consentire la modifica di quei tags fino ad oggi tollerati e non più ammissibili. Di sicuro sarebbe parso meno dittatoriale!
Ma la cosa più subdola e miserevole è che cliccando su uno di questi 31 link fantasma sparsi per la rete, nello schermo tristemente nero del player di YouTube compare la scritta: “Video rimosso dall’utente”. Trovo che questa sia una porcheria ignobile, una beffa assurda che succede al danno! Solo un censore spietato e privo di qualsiasi vergogna può commettere tali scempi.
Per altro, un danno gravoso e incalcolabile per la mia attività. Già perché quelle 25.000 visualizzazioni me le sono sudate una per una, non scendendo mai ai facili compressi di una cover o di un arrangiamento, ma puntando solo ed esclusivamente su musica originale. Sono numeri piccoli, ma erano numeri di cui andavo fiero e che nessuno mi restituirà più!
Sono sempre stato consapevole della fragilità di questo sistema, ma è una considerazione che non ridimensiona la rabbia adesso, perché la ferita brucia e sanguina. Adesso non so cosa farò, quali saranno le mie prossime strategie. In questo momento ho solo sentito il bisogno di scrivere, perché è l’unica cosa che mi dà conforto.
Caro Luca, stai pur certo che se anche youtube o wikipedia paiono insensibili alla tua musica, tanta gente dotata di anima e cervello non lo è per niente. Io mi ritengo fra questi. Ascoltando i tuoi brani, comprando i tuoi libri, studiandoli, facendoli studiare ai miei allievi, cerco di rendere giustizia al tuo lavoro e alla tua grande passione. Coraggio!
Enrico, grazie di cuore! Ogni bene.
Esprimo la mia solidarietà, da poco tempo ho cominciato anche io a intraprendere l’ardua via del web, e capisco benissimo cosa significhi guadagnare visualizzazioni. Soprattutto con musica originale e strumentale. La tua storia fa riflettere. Forse bisogna lottare per riportare la musica in strada, e farla uscire di casa. Complimenti per la tua musica, che ascolto sempre con interesse. Marco
Grazie per le tue parole, Marco. Il tuo auspicio è anche il mio. Ogni bene.