Ci sono errori che è meglio evitare, qualsiasi sia il percorso formativo. Un notevole vantaggio sarebbe quello di evitarli tutti, naturalmente, ma come è facile intuire è piuttosto raro che accada. Di errori se ne fanno in continuazione e ne esistono alcuni che hanno una capacità di danno superiore, a cui è importante fare molta attenzione.

Prima però di parlare nel dettaglio degli errori da evitare quando si studia la chitarra, è opportuno parlare di fisicità, perché studiare la chitarra è a tutti gli effetti fare ginnastica. A dita e braccia è richiesto un lavoro muscolare notevole ed è doveroso concedere loro il tempo necessario per ottimizzare i movimenti, così da affrontare al meglio le posizioni più impegnative.

A volte dalle dita si pretendono gesti prematuri da affrontare, un po’ come per un corridore sarebbe affrontare una competizione senza la minima preparazione. Per arrivare a certe prestazioni è necessario tenere in costante allenamento i muscoli impegnati e non azzardare strattoni frettolosi, perché avidi di risultati.

Parlando di fisicità, ho inevitabilmente introdotto due degli argomenti all’ordine del giorno, abbozzandone un po’ i pericoli. E allora, senza perdere altro tempo, ecco i tre errori più frequenti che si fanno studiando la chitarra:

1) Poca costanza
2) Fretta
3) Velocità

Suggerire di essere costanti appare perfino banale, ma non c’è niente di più importante se non si vuole disperdere l’energia, niente di più essenziale. La poca costanza, infatti, è pericolosa: studiare quattro ore un giorno e neanche un minuto il giorno dopo non agevola né la fisicità né l’apprendimento, vanificando il tempo a disposizione per lo studio e frammentando notevolmente i risultati. Consigliabile sarebbe invece spalmare in modo più equo il tempo che si è scelto di dedicare alla chitarra, quand’anche fosse mezzora al giorno, così da gestire con più saggezza le difficoltà che si incontrano lungo il percorso didattico.

Ecco che qui la pazienza gioca un ruolo davvero importante! Avere fretta di suonare subito brani complicati e funambolici compromette la gradualità dell’apprendimento, perché non si concede tempo né al proprio corpo né alla propria mente di assimilare a dovere i progressivi dettagli del cammino. Voler strattonare a tutti i costi, bruciando le tappe, spesso si rivela deleterio. La fretta non ripaga mai, così come la velocità.

Apparentemente simili, fretta e velocità sono cose assai diverse, sebbene legate l’una all’altra. Il fatto è che fin da subito si ha la pretesa di eseguire lo studio o il brano con lo stesso BPM (battito per minuto) con cui lo esegue l’insegnante o l’artista in questione. Forse questo è il più grave degli errori! È la lentezza il terreno su cui sboccia la velocità, è nella lentezza che germoglia la qualità del suono, dell’esecuzione e dell’interpretazione. Eseguire studi e brani lentamente non vuol dire annoiarsi, ma piuttosto concedersi il tempo necessario per ottimizzare le proprie capacità.

Concludo dicendo che a volte, nel corso della storia dell’arte, l’azzardo di strattonare il percorso di studio con slanci impudenti, ha rivelato al mondo talenti altrimenti imbrigliati in regole di studio scoraggianti piuttosto che salvifiche, perché (ringraziando il cielo!) siamo diversi l’uno dall’altro ed ognuno ha i suoi tempi e le sue reazioni.

Ecco il motivo per cui è importante scoprire quali sono, affidandosi a insegnanti di cui ci si fida e con cui si ha un certo feeling, perché sebbene condivisi con il cuore, anche consigli come quelli appena scritti possono diventare inutili e cadere nel vuoto.

Mi auguro, tuttavia, che possano aiutare quanti più amanti della chitarra possibile. Buono studio!


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