Nel considerare la musica un’importante risorsa per i complicati processi sociali e relazionali, mi sono sempre chiesto se le sue convenzioni linguistiche possano in qualche modo avere una plausibile analogia con le dinamiche dei rapporti interpersonali, le cui regole più volte mi sono apparse riconducibili a quelle musicali. A darmi l’opportunità di ipotizzare l’ennesima simmetria tra i due linguaggi è stato il recente tentativo di spiegare a una mia allieva di chitarra gli intervalli semitonali MI-FA e SI-DO, argomento che in effetti, alla luce di questa avventata volontà, merita una coraggiosa riflessione. Peraltro divertente.
Anche chi non ha a che fare tecnicamente con il linguaggio musicale conosce il nome e la successione delle sette note naturali: DO, RE, MI, FA, SOL, LA e SI. È una di quelle cose che tutti sanno, grandi e piccoli. Già meno comune, benché comunque diffusa, è la conoscenza dell’ottava, ovvero la distanza che esiste tra due note dello stesso nome ma di frequenza una il doppio dell’altra, generalmente percepita nella differenza tra voci maschili e femminili. Amanda Lear a parte.
Le nozioni di “tono” e “semitono” invece cominciano a essere definizioni più tecniche e circoscritte, ma non per questo meno comprensibili, sebbene sia necessario considerare la convenzione del temperamento equabile per comprenderne al meglio l’odierno significato. A un certo punto dell’evoluzione musicale, diciamo intorno al diciassettesimo secolo, si è deciso infatti di suddividere l’ottava in dodici intervalli uguali chiamati “semitoni”, semplificando così le distanze tra le note fino ad allora inequabili e definendo il semitono come la metà esatta di un tono e, assai importante, come la distanza più piccola che può esistere tra due suoni.
Nel temperamento equabile, ad oggi (e per ora) il sistema musicale utilizzato per la composizione e l’esecuzione dell’intera musica occidentale, è tuttavia possibile scovare frazioni di semitoni attraverso l’utilizzo di strumenti che non hanno intonazione fissa, ad esempio alcuni strumenti a fiato come la tromba e il trombone oppure fretless come gli strumenti ad arco o ancora la voce stessa. Ciononostante, per tutti gli strumenti a intonazione fissa, il semitono è di fatto l’intervallo più piccolo tra due note.
Tra le note naturali, ovvero le note non alterate da diesis e bemolle, segni musicali anche questi largamente conosciuti, la distanza semitonale esiste solo tra il MI e il FA e tra il SI e il DO. Nessun’altra nota naturale gode di una vicinanza così esclusiva, essendo separate da un tono, solo gli intervalli MI-FA e SI-DO hanno il privilegio di un comune confine, l’ambizione di una frontiera condivisa, essendo i suoni naturali più a stretto contatto.
Azzardando il relativo scenario sociale di questi rapporti musicali, temerario come non mai nell’immaginazione, il semitono diventerebbe il punto più vicino tra due persone, la distanza necessaria a un qualsiasi scambio, quell’ultimo confine tra due individualità distinte, benché apparente. La complessità delle possibili distanze di un’interazione infatti, un po’ come accade per il tono e per il semitono nel temperamento equabile, è comunemente semplificata nelle idee di “vicino” e “lontano”, celando dietro tale convenzione punti d’incontro assai più profondi.
Facendo evolvere questo coraggioso — forse un po’ incosciente — tentativo di simmetria tra musica e relazioni interpersonali, giocando con le parole e con il loro versatile potenziale, gli intervalli semitonali MI-FA e SI-DO potrebbero essere intesi come le forme lessicali contratte delle frasi “qualcuno fa qualcosa per me” e “accetto di donare qualcosa di me a qualcun altro”, gli opposti movimenti del condividere espressi e compiuti proprio alla distanza necessaria per farlo, quella di massima vicinanza tra due individui. Ecco una schema visivo della simmetria, forse più intuitivo:
MI-FA = Qualcuno fa qualcosa per me.
SI-DO = Accetto di donare qualcosa di me a qualcun altro.
Naturalmente, per rimanere coerenti alla convenzione musicale di riferimento, è necessario che le persone coinvolte nello scambio non siano in alcun modo alterate da forze in grado di snaturarle, come le note naturali dal diesis o dal bemolle, perché in effetti solo essendo “naturali” — ovvero se stessi — si può avere un’efficace e genuina condivisione.
Ecco dunque svelarsi un inaspettato risvolto degli intervalli semitonali MI-FA e SI-DO. Certo rivelata da un’acrobatica (o delirante) analogia, tuttavia interessante per l’intreccio del percorso e l’affascinante conclusione. Trovo davvero sorprendente, da musicista, poter definire un qualsiasi rapporto interpersonale “tonale” o “semitonale” a seconda della portata dell’intimità: è un gioco di parole e di concetto che mi fa riflettere e sorridere allo stesso tempo. Sorridere di meraviglia.
“SI-DO = Accetto di donare qualcosa di me a qualcun altro.” …. se tutti ce lo ricordassimo ogni giorno, forse il mondo migliorerebbe…..
Buongiorno
Ho letto solo ora questo bel modo di associare musica e comportamento.
Ricordo che lo stesso tema è stato utilizzato da Gurdjieff, lo si trova nel testo del discepolo Ouspensky: Frammenti di un insegnamento sconosciuto.
Grazie
Ciao Angelo. Grazie per il tuo commento e per la segnalazione che andrò certamente ad approfondire. Ogni bene e a presto.
Una illuminazione! LOVE IT 🙂
ROSIE
Grazie per il tuo commento, Rosie. Ti auguro il meglio!
Molto bella la tua riflessione.
Ma vorrei chiederti: se tra un DO e quello successivo c’è una frequenza doppia, tra un semitono e l’altro la differenza di frequenza è sempre di 1/12 di quella frequenza che separa i due DO? È il primo giorno che mi interesso di questo argomento e ci sono delle cose che mi lasciano perplesso. Studierò. Scoprirò perché tra MI e FA non c’è un altro semitono (tasto nero).
Ciao Edoardo, grazie per il tuo commento. Una spiegazione piuttosto esaustiva del temperamento equabile e del rapporto di frequenze che identifica il semitono temperato la trovi a questo link (che magari, nel frattempo, hai già visitato): https://it.wikipedia.org/wiki/Temperamento_equabile. Spero di esserti stato utile. Ogni bene.