Non sempre la buona riuscita di una particolare tecnica sulla chitarra acustica dipende esclusivamente dalla capacità esecutiva del chitarrista, esistono infatti più fattori da considerare nel valutarne l’efficacia, spesso sottovalutati o addirittura mai affrontati in fase di studio.

Per qualsiasi strumentista, in particolar modo durante l’apprendimento, è molto importante associare all’esercizio metodico una constante e accurata verifica del setup del proprio strumento, un po’ come fa il pilota con la sua auto da corsa, il cui perfetto assetto non può che valorizzarne il talento in gara, oltre a garantire prestazioni più longeve della macchina.

La tecnica della percussione sulle corde è la tecnica percussiva più comune sulla chitarra acustica e in effetti la più usata. È una tecnica che permette di avere un importante sostegno ritmico, senza frenare la corsa del suono delle corde nel frattempo pizzicate e che si ottiene facendo sbattere la corda sulla tastiera (generalmente le ultime due, la corda LA e la corda MI) con il pollice della mano destra.

Oltre all’indispensabile pratica per ottimizzare il movimento del pollice, così da ottenere il suono secco e acuto tipico di questa tecnica, nell’eseguire la percussione sulle corde è necessario prestare molta attenzione anche all’altezza delle corde dalla tastiera della chitarra (il riferimento è l’altezza al dodicesimo tasto), perché un’eccessiva distanza potrebbe comprometterne la riuscita.

Risulta assai complicato ottenere il “ciac” metallico della percussione in queste condizioni. Al pollice della mano destra infatti, costretto a “slappare” (per usare un termine tipico del basso elettrico, considerato che il movimento del dito è il medesimo) con più forza, potrebbe addirittura rimanere il colpo in canna.

Naturalmente, percuotendo sempre a mille sulle corde, sarà quasi impossibile lavorare sul volume, sacrificando in questo modo la dinamica e ottenendo lo sgradevole risultato di una percussione troppo presente, rumorosa, piatta e un po’ pacchiana.

Per ovviare al problema, oltre a esercitare il pollice destro su intenzione, movimento e spinta, è necessario avvicinare le corde alla tastiera e si può fare in due modi. Si può agire sulla brugola del truss rod, l’anima di metallo che permette la regolazione del manico (solitamente situata dentro la cassa e sotto il piano armonico, lì dove il manico si innesta), oppure si può intervenire limando la base della traversina del ponte, così da trovare l’altezza più idonea e più equilibrata che permetta di non spingere troppo per percuotere le corde, ma che eviti di farle frustare sulla tastiera perché troppo vicine. C’è da dire che in alcuni casi è opportuno intervenire con entrambi i metodi.

Gli interventi non sono complicati, è possibile in effetti eseguirli da soli, ma il mio consiglio è quello di farli fare a un liutaio professionista (a ognuno il suo lavoro!), almeno le prime volte, considerato che non sono interventi né invasivi né costosi e che richiedono pochi minuti.

Avere le corde a una ottimale distanza dalla tastiera, dunque, è un notevole vantaggio, non solo per la questione percussiva, ma anche per l’agio che questo assetto garantisce all’esecuzione di posizioni all’altezza del dodicesimo tasto, zona alquanto ostica per tutti, anche per i chitarristi più esperti.


9 Replies to “Percussioni sulle corde, tra tecnica e setup”

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