Non avrei potuto immaginare una conclusione migliore per questo viaggio, non sarei mai riuscito a prevedere l’inaspettato susseguirsi di incontri ed emozioni che ha scandito l’intera giornata e che ha dato un valore aggiunto all’intero tour. L’ultima tappa si è infatti rivelata una vera sorpresa, proprio nel giorno in cui avevo preventivato cali di tensione dovuti alla stanchezza, e quindi minor slancio fisico ed emotivo, e una complicità trattenuta dall’indifferenza che di consueto gli avventori dei locali riservano ai musicanti durante un concerto, considerata l’ultima location della tournée. Evidentemente, a volerlo ardentemente e collettivamente, le cose possono andare in modo assai diverso.

La mattinata è trascorsa piuttosto velocemente, tra faccende sbrigate al computer e l’attrezzatura da sistemare, lasciata tutta la notte nella sala che ha accolto l’evento di ieri sera, ancora montata e cablata. Dormendo nella camera subito sopra, mi sono permesso questo raro lusso.

Poi, poco prima di pranzo, ho guidato fino a Senigallia e sono andato a salutare gli amici Giovanni e Serena, i ragazzi che gestiscono il bellissimo ristorante e salotto culturale “Le boudoir”, tra i cui tavoli ho già suonate diverse volte. È stato un piacere rivederli e riabbracciarli, anche se velocemente, così come è stato piacevole respirare nuovamente l’aria benevola del loro sogno, ancora vivo e attivo, nonostante le diverse difficoltà con cui tutti i commercianti stanno combattendo in questi tempi incomprensibili, insieme a molti altri.

Subito dopo, non prima però di essermi concesso gli scialatielli alla pecorara in una piccola osteria in centro, ho ripreso la macchina e ho puntato Montecarotto, un paesino castellato sulle colline jesine, dove, tra gli ambienti intimi e accoglienti della loro locanda, mi stavano aspettando Andrea e Raffaella, persone altrettanto sognanti e meravigliose, con cui speravo di passare qualche oretta.

Sono arrivato alla “Locanda Nemorosa” da smarrito, com’era accaduto l’ultima volta che c’ero stato, tra le contraddittorie indicazioni di telefono e navigatore che mi hanno fatto trottare come un matto da una collina all’altra, da una contrada all’altra, anche se con grande appagamento di occhi e cuore. Alla fine l’abbraccio dei miei amici, insieme a un sorriso divertito, sono stati la sospirata bandiera a scacchi del mio percorso ubriaco e l’inizio di un pomeriggio davvero piacevole, trascorso tra risate, complicità e un breve saluto ai ragazzi dell’“Osteria Sotto Le Mura”, in centro al paese, dove siamo andati a proporre un mio concerto per la prossima stagione. In effetti il locale è bellissimo, spero davvero che si faccia.

È incredibile come le storie e le scelte di Giovanni e Serena e Andrea e Raffaella si somiglino e si incrocino ad arte, sulla scia di un sogno che ha cambiato radicalmente le loro vite. Da Milano e dintorni, da una vita scandita da orari, lavoro e trame sociali radicate, alla provincia anconetana e a una vita nuova, senza certezze, seppur ricca di aspettative. Partendo completamente da zero e dando voce alla loro indole sognatrice e coraggiosa, una coppia ha aperto un ristorante non lontano dal mare, l’altra una locanda in collina, a pochi chilometri di distanza.

Trovo quest’intreccio magnifico e potente, un eloquente ed efficace esempio di quanto sia salvifico investire corpo e cuore sul proprio potenziale, anche se spesso vuol dire lasciarsi alle spalle una vita intera per una rischiosa scommessa. E i ragazzi questa scommessa l’anno vinta, perché a scegliere i propri sogni si vince sempre!

Vederli poi chiacchierare seduti allo stesso tavolo, mentre qualche ora dopo portavo a termine un concerto fin a quel momento già sorprendente e appagante, mi ha fatto lacrimare di gioia, davvero. Mi è sembrato per un attimo una scena inevitabile, che prima o poi si sarebbe dovuta compiere.

Prima di questa immagine fortissima e commuovente, in verità, un’amara rassegnazione aveva accompagnato l’intera preparazione al concerto al “For”, il locale sul lungo mare di Torrette di Fano che ha ospitato l’incontro dei ragazzi e l’ultima tappa del mio lungo tour. In effetti l’avevo largamente preventivata, considerando che stavo per darmi in pasto alla consueta cagnara da mercato che nei pub annulla irrimediabilmente il musicista di turno, riducendolo a un sottofondo piacevole, ma non indispensabile. Solo la genuina disponibilità di Luca, il simpaticissimo gestore del locale, era riuscito ad addolcirne il sapore con un’accoglienza piena di slancio e gentilezza, ma l’idea di dover suonare in mezzo al casino comunque mi innervosiva.

Appena terminato il motomondiale, catalizzatore della collettiva attenzione dei presenti, sono salito sul palco pronto a una serata tra me e me e i pochi amici venuti da Senigallia e dintorni, rivisti per l’occasione con grande gioia, sommersi anche loro dal chiacchiericcio generale.

E invece mi sbagliavo! Quello che non credevo potesse succedere è accaduto. Non subito, in effetti, ma dopo qualche brano. Tutte le persone fino ad all’ora chiassose e intente a consumare un generosissimo aperitivo, hanno lentamente abbassato il volume della loro voce fino a spegnerla del tutto, abbracciandomi inaspettatamente con un semicerchio di sedie a qualche passo dalla mia chitarra e dalla mia musica. Incredibile!

A parte l’egocentrica soddisfazione di essere riuscito a farli tacere, una ben più profonda gratificazione ha riempito il mio cuore, completamente. I sognatori come me lo auspicano da sempre e, anche se in realtà appare una di quelle normali aberrazioni che non potranno mai cambiare, a volerlo, la musica potrebbe davvero essere vissuta in un modo più arricchente ed emozionante per tutti, qualunque musica di qualunque concerto in qualunque luogo si suoni.

L’esperienza di ieri la conserverò con cura nei miei ricordi, perché è un meraviglioso e sorprendente segno. Il segno che si può fare.

Adesso, a notte inoltrata, sotto le lenzuola ancora con il fiatone, non posso fare a meno di pensare alle fortissime emozioni provate lungo tutta la giornata di oggi e, a ritroso, lungo tutti i giorni di questo lungo e meraviglioso viaggio. Domani tornerò a casa, alla mia vita, al mio mondo, alla mia famiglia e sono felice di potere riabbracciare mia moglie e i miei bimbi.

Voglio ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile questo tour, gli amici che mi hanno ospitato, i cuori che ho incontrato, le orecchie che hanno ascoltato. Grazie, perché senza di voi me ne sarei stato sul divano di casa mia a suonare per me stesso, invece con la vostra partecipazione la condivisione si è compiuta. Ancora una volta. Che bellezza!


2 Replies to “Ostinato tour (8)”

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