È proprio vero che è necessario fare esperienza diretta delle cose per conoscerle e farsene un’idea, così da poter scegliere se crederci e alimentarle oppure voltarsi, prendere un opposto sentiero e non curarsene più. Dare un nome alle cose aiuta, sempre.

Mi è capitato più volte di constatare che una solida e nobile apparenza può nascondere in effetti intenzioni diametralmente opposte a quelle sbandierate e non è mai piacevole affrontarne le amare considerazioni, specie se tale processo di scoperta tocca il tuo amor proprio e ridimensiona il tuo contributo.

Certo, sono consapevole che il rifiuto e le porte chiuse fanno parte del gioco e devono essere messe sempre in preventivo nell’evoluzione di una proposta pubblica, qualunque sia la sua natura, tuttavia a volte è difficile accettare quelle che appaiono vere e proprie ingiustizie, che lasciano l’amaro in bocca non solo per un rammarico personale, ma anche per un impoverimento più specificatamente collettivo, come credo sia avvenuto nella storia che sto per raccontare. Eccola.

Nel 2008, un ragazzo affezionato a me e alla mia proposta artistica ha inserito il mio nome tra i nomi dell’enciclopedia libera Wikipedia, elencando nella breve descrizione una manciata di dati oggettivi come il luogo e la data di nascita, i lavori che avevo pubblicato fino a quel momento e poco altro.

Sorpreso e grato per il dono ricevuto, ho subito dato un’occhiata alla pagina, riscontrando alcune imprecisioni qua e là. Così, nella mia ingenua lealtà e scarsa esperienza, ho creato un account a mio nome per poter correggere le imprecisioni rilevate, non sospettando che di lì a qualche ora la mia pagina sarebbe stata cancellata perché, a detta di uno dei moderatori, sarei stato autoreferenziale e avrei abusando della mia posizione.

Ancora adesso non capisco che tipo di abuso possa esserci nel voler correggere personalmente dei dati errati sul proprio conto. Evidentemente avrei dovuto creare un account fasullo e interagire con la mia pagina senza problemi, così come fa la maggior parte degli utenti, ma invece ho preferito non giocare sporco ed essere onesto.

A ogni modo, rimasto amareggiato dalla faccenda, qualche settimana dopo ho chiesto a mia moglie di crearsi un account e di reinserire gli stessi dati che erano stati rimossi. Tuttavia la mia pagina è stata prontamente e nuovamente cancellata, avendo usato, ancora più ingenuamente, lo stesso computer usato in precedenza. Il moderatore mi ha dato perfino del furbetto, ma a conti fatti non lo era stato abbastanza.

All’esplicita richiesta di spiegazioni più chiare e meno vaghe di quelle fornitemi via email, un altro moderatore mi ha chiarito che Wikipedia non è uno strumento di promozione, ma un’enciclopedia libera che cataloga voci a scopo informativo e divulgativo. Dove però finisca l’informazione e inizi la promozione non me l’ha saputo dire né ha saputo spiegare la presenza in Wikipedia di innumerevoli voci simili alla mia, di artisti cioè di cui si descrive il personale percorso umano e artistico, attraverso dati oggettivi. Perché loro sì e io no? Nulla di più semplice da ipotizzare: la notorietà. Loro sono famosi, tu no. Questa la differenza, a suo dire.

Niente di più vero, la cosa in effetti è inconfutabile, ma i criteri di selezione risultano al quanto discutibili, se si considera oltretutto che a catalogo esistono voci di artisti del mio stesso impatto divulgativo regolarmente accettate. A ogni modo, ho fatto spallucce, sebbene sorpreso e un tantino scocciato, e non ci ho più pensato. Almeno fino a qualche giorno fa.

Dopo quasi sei anni dal primo tentativo, infatti, un altro affezionato alla mia proposta artistica ha aggiunto il mio nome tra le voci di Wikipedia, inserendo grosso modo gli stessi dati oggettivi già una volta cassati: notizie anagrafiche e pubblicazioni. Non appena avvisato della cosa, mi ha sorpreso un sorriso ironico e pronto a un nuovo rifiuto, che puntualmente è arrivato. Pagina cancellata. Perché? Ecco la motivazione:

“Pagina già cancellata per decisione comunitaria e reinserita senza valido motivo. Voce peraltro più evasiva di quella cancellata anni fa, dato che non riporta gli editori dei libri, nomi sconosciuti”.

Voce inserita senza valido motivo? Ma occorre un motivo per aggiungere una voce all’enciclopedia? E poi, quali sono i criteri per cui un motivo sarebbe valido o meno?

Voce più evasiva della precedente? I dati inseriti in entrambe le occasioni erano dati oggettivi. Informazioni eventualmente omesse, come i citati editori dei libri, avrebbero potuto comunque essere integrati in seguito da altri utenti, non è questa la forza di Wikipedia? E anche non considerando questa ipotesi, perché cancellare la voce senza prima esortare l’utente che l’ha inserita a completarla?

Ma se già queste motivazioni appaiono assolutamente prive di senso e di disponibilità al confronto, la risposta data a specifica richiesta di chiarimento del ragazzo promotore dell’inserimento del mio nome nell’enciclopedia è tanto assurda quanto preoccupante. Le parole sono queste:

“Il soggetto non è rilevante, perché non ha lavorato per case editrici, case discografiche o altri musicisti rilevanti”.

Questi sono i fatti. Non ammettere di essere stato colpito nell’orgoglio sarebbe ipocrita da parte mia. È così! Ho provato molta rabbia e il mio egocentrismo mi ha fatto sbottare piuttosto seccato, tanto da inanellare uno dietro l’altro spropositi di ogni tipo: “Irrilevante a chi? Irrilevante ci sarai te!”, oppure: “Io ho fatto questo e ho suonato con quest’altro!”, e cose di questo genere.

L’affermazione del moderatore è stata davvero pesante e spocchiosa, riduttiva, screditante e ingiusta non solo per me, ma anche e soprattutto per le case discografiche per cui ho registrato, come ad esempio la casa di riferimento per tutto il mondo acustico italiano “Fingerpicking.net”, o per tutti gli artisti con cui in questi anni ho collaborato, come ad esempio Jacopo Jacopetti, Chiara Luppi, The sun, Piccola Bottega Baltazar, Milagro, Franco Morone, Roberto Dalla Vecchia e molti altri.

Non lo nascondo, la faccenda mi ha ferito e il desiderio di rivalsa preme ancora adesso e con forza alla base del mio stomaco. Tuttavia esiste una riflessione meno personale e più inquietante da fare, alla luce di quanto è accaduto: è questa la libertà di informazione e divulgazione che promuove Wikipedia? Sono questi i criteri con cui le informazioni da catalogare vengono valutate? Notorietà? Rilevanza assolutamente arbitraria del soggetto? È questa la disponibilità al confronto?

Una grande delusione e molta tristezza annerisce le parole sul mio schermo, ma dare un nome alle cose, come già scritto, aiuta non solo a conoscerle ma anche a riconoscerle, così da starne lontano, farsene una ragione e non pensarci più.

Carissimo Wikipedia, tu che chiedi fondi ai tuoi utenti per poter sopravvivere e con te la libertà di informazione, ho camminato quindici anni su gratificanti sentieri artistici senza essere tra le voci della tua enciclopedia, non ho bisogno della tua benedizione per sancire la rilevanza o meno del mio contributo né tanto meno del tuo spazio e vivrò il mio futuro con serenità, senza l’ambizione di volerne fare parte. Puoi starne certo.


2 Replies to “Lo strano concetto di libertà di Wikipedia”

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