Credo che a tutti sia capitato di dover canticchiare, per gioco o per necessità, una melodia accennata da qualcun altro, per impararla o più semplicemente per ripeterla. A chi non è successo, infatti, di rispondere all’invito: «Fai così: “nananà…”» con una melodia canticchiata a mezza voce e più o meno intonata, pronta a replicare subito note ed espressione richieste?

La reazione della nostra capacità di apprendimento e di replica a voce a inviti come questo è molto veloce ed efficace, tanto che anche il meno intonato tra di noi può ottenere risultati accettabili.

Ma se l’invito venisse da un chitarrista o addirittura da uno spartito? Il “fai così” diventerebbe “esegui questo” e con ogni probabilità non ci sarebbe una reazione altrettanto veloce, perché, al contrario della voce, le nostre dita dovrebbero prima di tutto impararne i movimenti e le posizioni.

E quindi appare chiaro che i tempi di reazione delle nostre dita a un qualsiasi input sono più lunghi e più lenti di quelli vocali e, naturalmente, è necessario ottimizzare prima la fase ginnica e poi ambire all’esecuzione vera e propria.

Sebbene questo ragionamento possa apparire scontato, perfino stucchevole, questo è uno degli errori più comuni che eseguiamo in fase di apprendimento. Ascoltato un esercizio o un brano, spinti dalla fretta (leggi “Tre errori da evitare quando si studia la chitarra”), la nostra volontà ambisce immediatamente all’esecuzione, senza curarsi della prima fase dello studio, quella più delicata: apprendere i movimenti delle dita.

In sostanza, tendiamo ad avere una lettura “orizzontale” dello spartito, una lettura cioè che ci spinge subito tra le note per replicarle, in modo quasi spericolato. Anche se da questa impudenza a volte germoglia un inaspettato talento, consigliabile sarebbe adottare una lettura più idonea all’apprendimento, cioè quella “verticale”, di gran lunga più efficace e approfondita.

In cosa consiste la Lettura Verticale?

Immaginiamo di avere uno spartito che si srotoli sotto i nostri occhi, un po’ come accadrebbe con dei vecchi manoscritti a rotolo, e di suonare via via le note che appaiono, oppure di seguire a video il cursore che si muove sul pentagramma e sulla tablatura di un programma di scrittura musicale e di suonare le note che via via il cursore tocca durante la sua corsa. In questo modo potremo lavorare nota dopo nota, accordo dopo accordo, senza essere distratti dalla sviante tentazione di voler replicare la melodia a tutti i costi, costringendo le nostre dita a movimenti sconosciuti e ancora non acquisiti.

In modo provocatorio, in questa fase dello studio, potrebbe essere utile addirittura tapparsi le orecchie per non ascoltare, perché importante è affinare prima di tutto i movimenti da eseguire e successivamente prendere coscienza della melodia da suonare.

Man mano che si procede con lo studio e che le dita cominciano a prendere confidenza con la ginnastica richiesta dalle note, allora potremo aprire le orecchie e prendere atto dei suoni che lentamente stiamo mettendo insieme, lavorando successivamente sul tempo e poi su pulizia e fluidità.

Sviluppata nel corso di tutti questi anni di didattica e sperimentata sulla pazienza di tutti i miei allievi, questo tipo di lettura consente un approccio più graduale allo studio, evitando strattoni e lo svilupparsi di abitudine scorrette che la fretta di esecuzione generalmente genera.

Provate, in fondo non vi costa nulla!


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