La strana libertà alcolica (leggi “La differenza tra il non gradire e il denigrare”) che internet imbottiglia e dispensa all’incrocio tra buon senso e arroganza ha finito con il generare un nuovo mestiere, un mestiere che non necessita di particolari attestati né di chissà quali competenze: il Commentatore Pro, ovvero il Commentatore Professionista di post, noto anche come CommPro, specialista acquirente, cioè, convinto di “comprare” un senso di vittoria sul mondo, dispensando commenti sapienti o presunti tali.

Ma proviamo a conoscere meglio e più da vicino questa figura professionale. Il CommPro interviene trasversalmente e senza filtri specifici su qualsiasi argomentazione attiva, che sia un semplice stato d’animo, un’esperienza personale, uno sfogo, un’informazione, un’idea, una proposta artistica, smontando e ridimensionando il tutto con maestria.

Non importa il livello di conoscenza del post, se quanto pubblicato abbia o meno dettagli tecnici a cui fare riferimento, il CommPro ne sa sempre di più e ha la facoltà di scegliere la modalità d’intervento in base al suo umore, senza remore.

Può scegliere di contestare le parole che sta commentando, di ridicolizzarle con laconiche affermazioni, compiute o volutamente sospese che siano, oppure di denigrare o addirittura offendere il suo interlocutore, fornendo nel contempo soluzioni definitive a qualunque problema, di qualunque natura esso sia.

È raro, benché possibile, che un CommPro scelga di dimettersi da questo impiego per mettersi in gioco, perché vorrebbe dire alzarsi dalla sedia e realizzare finalmente qualcosa. Ma più che una scelta superficiale di chi non vuole rischiare nulla, appare piuttosto una necessità da soddisfare, l’urgenza di esserci a ogni costo.

La sensazione di vittoria che questa attitudine genera, infatti, crea una dipendenza da cui è difficile disintossicarsi. Ecco perché il CommPro si affaccenda ogni giorno per lasciare il suo segno indelebile, la “Z” lesta di un novello Zorro, scandagliando il web con cura per trovare quell’eccitante spazio bianco sotto ogni post a cui è difficilissimo negarsi.

Tuttavia, nell’esercitare questa comoda mansione, spesso non viene preso in considerazione il bug che inceppa a monte tutto il meccanismo di gratificazione, irrimediabilmente, ovvero l’illusione di vincere sul mondo. La sensazione di vittoria che crede di “comprare” è una semplice illusione, niente di più. Perché a vincere è sempre chi fa, non chi parla.

Chi parla e basta, chi si adopera per confutare qualsiasi ipotesi, chi a ogni possibilità antepone costantemente un “dipende”, chi si sdegna perché ogni proposta appare ovvia, seduto davanti a uno schermo e dietro un nickname, perde. Perde costantemente.

Occasioni, per lo più. Perché ogni parola di ogni commento che scrive è un’occasione persa per fare qualcosa, diventando o restando a tutti gli effetti lo specialista a cui si riferisce Arthur Bloch, quando dice: «Un esperto è una persona che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di nulla».


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