Essere d’accordo con qualcuno non vuol dire avere medesime opinioni, perché opinioni e pensieri poco c’entrano con il concordare. Il termine “concordare” [dal latino “cum” (assieme) e “cor” (cuore)], rivela un’origine assai differente del suo significato, mostrandoci il cuore come vera matrice, luogo un tempo considerato non solo dimora della memoria (leggi “Il cuore, dimora della memoria”), ma anche della conoscenza e dell’intelligenza che, contrariamente alla testa che nel sonno trova riposo, mai si concede pause.
Trovarsi d’accordo, dunque, significa avere i cuori vicini e in sintonia, accomunati dallo stesso ardore. Vuol dire accettare [dal latino “ad” (indicante fine, intenzione) e “cèpere”, da “càpere” (prendere): “ricevere con gradimento e dimostrarlo”] l’altrui sentire con tutto se stessi fino ad amarlo, senso di gran lunga più profondo e forte dell’odierna accezione di semplice intesa.
Così come il suo opposto del resto, “discordare” [dal latino “dis” (particella che indica allontanamento) e “cor” (cuore)], la cui etimologia svela l’amara e sofferente lontananza di due cuori: alloggi di emotività, memoria, sapere e intelletto tenuti a distanza.