Quando nel novembre del 2008 ho iniziato a suonare accordando la mia chitarra sulla frequenza naturale di 432Hz, dopo che ne ero venuto a conoscenza da alcune notizie rubate alla rete, non avevo la minima idea di dove mi avrebbe portato quello che a tutti gli effetti mi è sembrato da subito un vero e proprio esperimento acustico pronto a scuotere il mio mondo musicale, considerate le incognite che l’utilizzo di tale frequenza pareva generare, né immaginavo per quanto tempo l’avrei sperimentata.
Da quella scelta ingenua e coraggiosa, una sorta di atto di fede (leggi “432Hz, l’Accordatura Naturale”), sono trascorsi otto anni e tantissime note, registrate e suonate su un palco, che hanno alimentato stati d’animo e convinzioni differenti, spesso altalenanti, nonché diatribe dialettiche piuttosto accese con i detrattori di turno, come se dovessi difendere chissà quale atavica verità dal soffocamento di chissà quale malvagia cospirazione.
Non ho mai pensato che fosse così, anche quando ho provato a rivendicare con forza e tenacia il beneficio del dubbio, vero e proprio motore della mia scelta. E accidenti se mi sono battuto a sostegno di tale beneficio! Perché prendere in considerazione — e piuttosto seriamente, direi — una teoria che ipotizza frequenze benefiche da contrapporre a frequenze dannose per la salute, mi è sembrato più che opportuno per un musicista, sebbene fosse tutto da dimostrare, un tentativo dovuto e da compiere in ogni caso.
E ho di fatto e in più occasioni goduto di benefici fisici ed emozionali intensi, sebbene in bilico tra convinzione e suggestione, attribuiti al momento alla nuova sincronizzazione, ma che in effetti non saprei ricondurre scientificamente all’Accordatura Naturale, né allora né adesso. Ho solo scelto di crederci.
È stato un esperimento davvero interessante, non c’è che dire, che ha cambiato in parte il mio modo di fare musica, di suonare e di ascoltare. Un esperimento che però, dopo tutto questo tempo, non fa più parte della mia ricerca e che per questo scelgo di interrompere.
Con la medesima umiltà e serenità con cui ho aperto la porta a questa ipotesi, infatti, oggi la richiudo lentamente e con cura, scegliendo di tornare all’arbitraria convenzione più diffusa, l’accordatura a 440Hz, forse più controversa, ma di certo più facilmente condivisibile con gli altri artisti.
Non esiste una ragione specifica per questo cambio di rotta, o ritorno al passato, nessuna sfiducia nei benefici ipotizzati dalla “Rivoluzione Omega” e che per tanto ho perseguito, esiste solo la precisa sensazione di come questo tipo di ricerca non mi appartenga più, di quanto non la senta più mia. Così, fedele a me stesso come sono sempre stato, abbandono l’esperimento in punta di piedi, senza però smettere di concedermi alla musica. Cosa che in effetti non credo accadrà mai, qualunque sia il riferimento su cui è sincronizzata!